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di Emilio Ursomando
Il soprannaturale! Una dimensione in cui ognuno di noi desidera entrare! Per Gesù e molti santi della prima chiesa, esso costituiva un’esperienza ordinaria; poi, nel corso degli anni e dei secoli, questa dimensione è andata via via scomparendo, e tranne qualche fiammata che vediamo divampare qua e là, rimane tuttora una realtà da riscoprire e da recuperare al patrimonio spirituale della chiesa.
Ma che cos’è a consentire l’espressione del soprannaturale? Quali leggi ne regolano la manifestazione e cosa invece lo fa scomparire? Dipende veramente tutto e sempre dalla volontà di Dio, o c’è qualcosa che anche noi, come Suoi strumenti, dobbiamo e possiamo fare?
Molto è già stato scritto, e altre preziose considerazioni ci sono presentate in questo numero di Tempi di Restaurazione. A tutte queste, voglio aggiungerne un’altra, mia personale, su un elemento che ritengo fondamentale (la “conditio sine qua non”) per la manifestazione del soprannaturale: l’unzione, l’unzione di Dio sulla nostra vita.
Gesù riusciva grazie all’unzione. È lui stesso a rivelarcelo in Luca 4:18: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato ad annunziare la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi …” Io apro gli occhi ai ciechi, resuscito i morti e rendo l’udito ai sordi – ci vuole dire Gesù – non perché ho in me qualche potere particolare, ma solo perché “… Egli ha unto”. Gesù riusciva solo grazie all’unzione.
E ora, cercate di comprendere bene quello che sto per dire: essere salvati, o finanche avere un ministero, non significa automaticamente che siamo anche “unti”. E, senza l’unzione, non serve a nulla sforzarsi, saremo impotenti. È vero, tutti quelli che sono stati lavati nel sangue di Gesù sono salvati, ma non tutti i salvati sono anche “unti”. Per convincerci di questo, basta guardarci un po’ attorno, nella nostra chiesa: dove sono i miracoli, i segni e l’amore di cui leggiamo nella Bibbia?
Così siamo arrivati al nocciolo del discorso, ed è questo: che c’è differenza tra “salvezza” e “unzione”. Io sono sempre salvato (finché conservo la mia fede in Gesù), ma non sono sempre unto. Dobbiamo capirlo bene! La salvezza ha da fare con la grazia, che continua anche quando siamo infedeli; l’unzione, invece, ha sì da fare con la grazia, ma è condizionata dall’ubbidienza. Quando pecchiamo, anche se non scadiamo dalla grazia, scadiamo però dall’unzione, che si allontana da noi.
Così, non basta neanche avere un ministero. La forza di Gesù non veniva dal ministero che aveva, ma dall’unzione che lo accompagnava. Molti, oggi, nonostante abbiano un ministero, non producono alcun frutto per Dio per la mancanza di unzione sulla loro vita.
E Dio non unge chiunque, anche se ognuno ha la possibilità di essere unto. Molti trascorrono (e l’ho fatto anch’io) ore, giorni e finanche anni, invocando l’unzione, ma l’unzione non arriva. Eppure sono salvati … Perché, allora? La risposta c’è: l’unzione non ha a che fare solo con la preghiera, essa ha a che fare prima con la giustizia. Dio unge la giustizia (leggi: “l’ubbidienza”).
In Levitico 14:1-2,12-20, troviamo questo espresso simbolicamente. L’olio (simbolo dell’unzione) va solo dove è prima passato il sangue (simbolo della giustizia). Senza purificazione, non può esservi unzione. Lo spirito immondo presente nella sinagoga dovette uscire allo scoperto e cercare di difendersi quel giorno, non perché era entrato “il profeta” o “l’apostolo” Gesù, ma perché era giunto davanti a lui “il Santo di Dio” (Mc. 1:21-26).
Dio ci vuole unti … ma siamo saggi, impariamo la via! Non cerchiamo l’unzione, cerchiamo piuttosto l’ubbidienza, e l’unzione verrà! “Tu ami la giustizia e detesti l’empietà. Perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto d’olio di letizia a preferenza dei tuoi compagni” (Sal. 45:7). È scritto che Dio passa in rassegna tutta la terra, alla ricerca di uomini da ungere del suo Spirito (2° Cron. 16:9). Se Egli ci vedrà intenti a cercare la santità, se ci troverà chinati a servire, allora verserà sul nostro capo l’olio dell’unzione, perché sta scritto: “Chi si abbassa sarà innalzato” (Matt. 23:12).
E gli insuccessi di oggi? Non scoraggiamoci, possiamo crescere nell’unzione, possiamo avere fede per cose più grandi (Lc.1:80, 2:52). Per crescere nell’unzione, basta crescere nell’ubbidienza alla Sua Parola. È ancora il Signore Gesù a darci questa ulteriore rivelazione: “Colui che mi ha mandato è con me; Egli non mi ha lasciato solo (cioè, senza unzione), perché faccio del continuo le cose che gli piacciono” (Giov. 8:29). Dio non lo lasciava mai senza l’unzione, e non perché fosse il Figlio, ma perché “faceva del continuo” le cose che piacevano al Padre.
Così, adesso, possiamo fare il punto, e cioè:
- a) se vogliamo sperimentare la potenza di Dio, abbiamo bisogno dell’unzione;
- b) l’unzione di Dio è disponibile.
Ma impariamo la via per raggiungerla. Non cerchiamo potenza, cerchiamo la santità. Dio non ha detto: “Siate potenti”, ma: “Siate santi”, e non perché non ci voglia potenti, ma perché sa che la via che conduce alla vera potenza è la santità.